Ogni volta che facciamo qualcosa per chi ha meno di noi o si trova dalla parte sbagliata della terra, non facciamo qualcosa di straordinario, ma solamente risarciamo una parte infinitamente piccola dell’ingiustizia che loro hanno subito da quando sono nati e subiranno fino alla morte..
(V. Savio)
Durante il soggiorno a Nosy Be, parlando con Alfa e Giacomo (le nostre guide) siamo venuti a conoscenza di un orfanotrofio, situato nella spiaggia adiacente la nostra. Seppure un po’ titubanti, insieme ad altri amici, abbiamo deciso di fare visita ai bambini. Qui ho conosciuto il “Centro Stella Maria”, credo che tutti debbano conoscere il destino di chi è stato più sfortunato di noi.
Visto da fuori sembra un asilo, situato proprio sulla spiaggia di Palm Beach; ha un cortile con uno scivolo, altalene e qualche palla colorata. E’ gestito da alcune suore volontarie.
In realtà non si tratta di un vero e proprio orfanotrofio, ma di una struttura che ospita i bambini affetti da una malformazione alle gambe, tutti con lo stesso problema (sarà una malattia genetica? Non siamo riusciti ad avere risposta in merito). Ci hanno spiegato che si può guarire dalla malattia tramite un intervento chirurgico, che deve però essere effettuato nella Grande Terra (Antananarivo), ma il problema è la mancanza di fondi. Occorrono circa 900 euro a bambino, un capitale per una famiglia malgascia.
Rendiamoci conto che a Nosy Be pochissimi bambini possono permettersi il lusso di andare a scuola, perché è molto cara: 20 euro all’anno per quella pubblica e 4 euro al mese per quella privata.
Quel giorno, abbiamo notato che alcuni di loro avevano il tutore alle gambe e questo significa che erano riusciti a sottoporsi all’intervento. Dopo la lunga convalescenza (circa un anno) sarebbero potuti tornare a casa. Ma non per tutti sarà così.
Noi abbiamo lasciato il nostro modesto contributo e sparsa la voce il più possibile, non serve lasciare grandi somme, ma se ognuno di noi fa la sua offerta possiamo davvero dare un futuro migliore a questi bambini. Purtroppo a Nosy Be chi è affetto da malattie simili è destinato al peggio; non può lavorare e la famiglia non riesce a mantenerlo.
Quando siamo entrati nella loro struttura ci hanno accolto con il sorriso, ci hanno mostrato le loro stanze da letto e dedicato una canzone “merci pour votre bon coeur”…che forza! Non vi dico la stretta al cuore e gli occhi lucidi che prendevano il sopravvento. Ancora oggi ricordo spesso quel giorno e quei bambini.
Questo bimbo che vedete in foto, era attratto dalla mia macchina fotografica. Gli piaceva schiacciare il pulsante di scatto. Si metteva in posa per essere fotografato e gli piaceva rivedere la sua immagine dallo schermo, sempre con educazione e fare timido.